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La soluzione della Casta ad un problema solo Italiano

Il problema c'é ed è un problema serio: ogni democrazia deve garantire la separazione e l'indipendenza dei poteri.
In Italia i poteri in gioco ormai sono solo due: il potere giudiziario e quello politico, quest'ultimo visto come accorpamento del potere esecutivo e di quello legislativo, entrambi in mano, per legge, alla stessa coalizione (così non era nella 1ª Repubblica).

Così come il potere politico non deve influire su quello giudiziario, quello giudiziario non deve influire su quello politico.
La politica infatti non può decidere chi è giusto processare e chi no, bloccando i processi per legge e spostando giudici o interi processi, ed è per garantire questa indipendenza che l'organo che ha l'ultima parola sui procedimenti disciplinari di pm e giudici è il CSM: organo di autogoverno e di nomina, parzialmente, autonoma dalla politica.
E la giustizia non può decidere chi deve governare o fare le leggi e, per questo, anche in Italia è necessaria l'autorizzazione a procedere del Parlamento per processare un qualunque onorevole. Strumento che dovrebbe essere utilizzato solo in casi eccezionali e cioè quando c'é il sospetto che l'inchiesta abbia scopi diversi dal semplice accertamento delle responsabilità penali dell'onorevole in questione.

Naturalmente il potere giudiziario è, per forza di cose, in parte sottomesso al potere legislativo, perché tutti devono obbedire alle stesse leggi. Ragione per cui dovrebbe essere effettiva, e non solo nominale, anche la terza separazione, quella tra potere legislativo e potere esecutivo.

Da queste premesse sembrerebbe che il provvedimento per l'immunità delle alte cariche sia non solo giusto, ma anche doveroso per rispetto delle regole stesse della democrazia.
Peccato che questa conclusione, benché implicitamente propinataci da qualsiasi mezzo d'informazione, sia errata. Drammaticamente errata.
L'errore sta nell'anomalia Italia: unico paese dell'occidente Democratico dove si possa candidare alle elezioni un pregiudicato.

Se il politico era già sotto inchiesta prima che si candidasse alle elezioni, non è più un problema di indipenza tra poteri ma semplicemente di legalità: se quello è colpevole non solo sarebbe giusto interrompere la sua attività istituzionale, ma necessario per il bene della cosa pubblica (forse c'è sempre qualche partigiano affezionato), altro che "completare il mandato ricevuto dai cittadini". Inoltre, se vince le elezioni, il pregiudicato, acquisisce un potere sul giudicante che prima non aveva quindi, semmai, il problema dell'indipendenza è ribaltato.

Ma perché in Italia abbiamo questa anomalia? Possibile che non siamo stati in grado di dotarci in tempo delle leggi necessarie per tenere fuori dalla politica i delinquenti.
No. Perché non servono leggi. Nessun paese democratico le ha. Ma negli altri paesi democratici esiste un quarto potere indipendente dagli altri tre (politico, esecutivo, giudiziario): il potere dell'informazione.
Negli altri paesi democratici una qualsiasi macchia sulla fedina penale ti rende impresentabile a qualsiasi elezione, anche a quella per il presidente della associazione bocciofila: per la carica di Premier basterebbe molto meno (Bill Clinton ha rischiato la destituzione per una scappatella, ricordiamolo).
In Italia no. Il quarto potere, quello più importante, perché è quello che trasferisce il potere direttamente ai cittadini, è in mano al potere politico, alla casta.
Quindi non possiamo far altro che rassegnarci anche a quest'ultimo passaggio di mano: con l'accorpamento del potere giudiziario sugli altri tre, che si finalizzerà con una già annunciata riforma del CSM, la trasformazione da democrazia a dittatura mediatico-sondaggistica, sarà completo.

Comunque rallegratevi, non ce ne accorgeremo affatto: il passaggio avverrà e per tutti noi non cambierà niente, continueremo ad andare a fare la spesa al supermercato con il nostro SUV, a guardare Maria de Filippi alla televisione e ad andare a votare, felici.
Forse a qualcuno mancherà il pensare, ma poi passa.

 
 
 
 

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