E per tutti gli uomini, il mondo significa quella parte con cui ognuno entra in contatto: il suo partito, la sua setta, la sua chiesa, la sua classe sociale; al confronto, si potrà quasi definire liberale e di ampie vedute quell'uomo ai cui occhi il mondo arriva ad abbracciare il suo Paese o la sua epoca. La fede dell'individuo in questa autorità collettiva non vacillerà minimamente, neanche quando si renderà conto che altre epoche, altri Paesi, sette, chiese, classi e partiti hanno pensato esattamente il contrario e magari lo pensano ancora. Egli trasferisce al proprio mondo la responsabilità di avere ragione, di fronte al dissenso dei mondi altrui; e non lo turba mai il pensiero che solo un puro caso ha deciso quale di questi numerosi mondi sia oggetto della sua fiducia, e che le stesse cause che han fatto di lui un anglicano a Londra, avrebbero potuto farne un buddista o un confuciano a Pechino.
Eppure, è cosa di per se evidente, né la si potrebbere rendere più evidente con una sfilza di ragionamenti, che le epoche non sono più infallibili degli individui; a qualsiasi epoca è capitato di sostenere una quantità di opinioni che le epoche successive hanno ritenuto non solo false, ma assurde; ed è tanto certo che le epoche a venire respingeranno parecchie opinioni oggi generalmente diffuse, quanto è certo che molte opinioni un tempo diffuse sono oggi respinte da questa nostra epoca.
[Da John Stuart Mill, La libertà, in Id., La libertà, L'utilitarismo, L'asservimento delle donne, Rizzoli, Milano 1999, pp. 86-87]
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Soltanto in pochi sanno guardare più in là del proprio naso: la maggioranza delle persone si limita a pensare al proprio orticello, ignorando tutto il resto.
Un esempio per tutti: nell'antichità tutti, ma proprio tutti, credevano che la Terra fosse piatta. Ovvio che questa convinzione comune non impediva al Pianeta di essere la bella palla che è sempre stata e sempre sarà. :*
12 dicembre 2007 alle ore 14:02